Io sono una mamma che gioca poco con i figli. E lo dico con dolore.
Lavorando da casa li ho vicini tutto il pomeriggio, sono quella che li fa alzare la mattina, che li accompagna ovunque, che legge le storie: eppure come è successo che io abbia smesso di giocare con loro? La risposta è... non lo so.
Però in questi giorni ho ricevuto un libro molto bello, che sembra davvero perfetto per farmi risalire la china del non-gioco. Il titolo è "Giochiamo! Consigli e strumenti per educare giocando" e vi confesso che ogni singola frase stampata su queste pagine dovrebbe diventare un tatuaggio da metterci addosso.
Il libro, curato da Pepita Onlus, è suddiviso in varie sezione: si parte con un'analisi psicologia e sociologica di quello che è il gioco per il bambino e poi si passa a suggerire giochi per grandi e piccoli, compreso un librogame dedicato a noi genitori.
Il bisogno di giocare
Quando ero piccola dicevo che mai e poi mai mi sarei stancata di giocare. Che se avessi avuto figli avrei passato ogni minuto a giocare con loro. Poi cosa è successo?
Facciamo un passo indietro. Il gioco rappresenta una delle attività fondamentali dell'essere umano, e serve al bambino per scoprire il mondo: il gioco è "divertimento, esplorazione, esercizio e apprendimento". La Convenzione internazionale dei diritti dell'Uomo e del fanciullo riconosce il diritto al gioco dei bambini: i nostri figli quindi DEVONO giocare. Infatti attraverso il gioco i bambini sviluppano " competenze cognitive, abilità fisiche, un lessico più ampio, competenze sociali, l'alfabetizzazione". Il gioco fa bene alla salute e riduce lo stress.
Secondo gli studiosi esistono ben 6 tipi di giochi differenti. C'è il gioco senza occupazione, in cui il bambino non gioca ma osserva, il gioco solitario, il gioco senza azione (es. i bambini osservano altri giocare e chiedono spiegazione su quello che stanno facendo), il gioco parallelo (i piccoli giocano vicini ma ognuno per conto suo), il gioco associativo (si gioca insieme ma non con lo stesso obbiettivo) il gioco cooperativo.
Il gioco nella relazione tra adulti e bambini
Vi è mai capitato che alla fine si una giornata devastante i bambini vi chiedessero di giocare senza che voi trovaste la forza morale di dire di sì? A me succede, ma leggendo il libro di Pepita Onlus mi sono resa conto di quanto invece potrebbe fare bene non solo a loro ma anche a me. Osservare i bambini durante il gioco significa imparare a conoscerli in maniera ancora più approfondita, e giocare con loro significa allontanare lo stress. Cerchiamo di trovare del tempo speciale per ognuno dei nostri bimbi, che sia loro e solo loro. Ma soprattutto mettiamo un deciso limite al loro utilizzo di oggetti come smartphone e tablet, che oltre a creare problemi di linguaggio spegne la loro immaginazione.
Ma dopo tanta interessante teoria sia arriva ad una bellissima pratica: il resto del libro è costituito da giochi che possiamo fare al chiuso e all'aperto (persino quando si fa la spesa) adatti a tutte le età...comprese quelle di mamma e papà.
Io ho deciso di fare un'esperimento: da oggi mi ritaglierò un'ora al giorno per giocare con Tommaso e Matilde. Staccherò il telefono e non guarderò il computer, perchè ve lo dico già da ora...stare con loro è decisamente più importante!
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