“Non si preoccupi Signora, le condizioni di suo figlio …” cominciò il dottor Ercole. Luca tuttavia si era già perso, aveva altro da pensare lui: la scuola, gli amici e tutto il resto.
Riuscì a cogliere solo alcune parole: “Sindrome”, “Tic” e “Terapia”. In un primo momento non capì cosa volessero dire, ma non gli importava.
Era preoccupato per un’altra cosa. Cosa voleva quel dottore grassottello dai suoi genitori?
“Per oggi credo che possa bastare,” disse il dottore “potete prendere un altro appuntamento per il prossimo
mese”. Detto ciò Luca e i suoi genitori uscirono dalla clinica.
Una volta tornato a casa, Luca cominciò a riflettere sulle parole che aveva sentito. “Sindrome”, “Tic” e “Terapia”. Dopo un po’ riuscì a mettere insieme le parole, come i pezzi di un puzzle: doveva fare una terapia per la sindrome dei tic. “Non è
giusto!” pensò Luca “perché proprio io? Non potevano scegliere quel cattivone di Edoardo?”. Finito di pensare a questo andò a dormire. Era stata una giornata lunga.
Passò la notte e il sole sorse di nuovo.
Luca preparò il suo zaino e si incamminò verso la scuola. “Guarda chi è arrivato, il ragazzo maiale!” disse Edoardo una volta che Luca arrivò a scuola. Edoardo lo prendeva sempre in giro per i versi che faceva.
“Torna nel tuo porcile!” continuò il bullo, mettendosi a ridere assieme ai suoi amici. Luca si mise a piangere e urlò: “Non prendermi in giro! Io ho la sindrome dei tic!” ma questo non fece altro che accrescere le risate della banda dei bulli.
Anche quel giorno passò. Luca tornò a casa e anche quel giorno, si trovò a dover riflettere sulla sua diversità.
Passò molto tempo a pensare, ma alla fine arrivò a una conclusione:
“Nessuna persona è uguale a un’altra, siamo tutti diversi, come i fiocchi di neve. Edoardo non ha il diritto di
insultarmi solo perché faccio degli strani versi”. Consapevole di questo si mise a letto e in breve tempo si addormentò.
Passò un altro giorno e Luca andò a scuola. Edoardo lo insultò come sempre, ma Luca non ci fece caso.
Una volta in classe parlò alla maestra della sua diversità e lei ne parlò con tutta la classe. A un certo punto i
compagni di Luca alzarono la mano per prendere la parola. “Io ho troppa energia!” disse uno, “io ho le orecchie grosse!” disse un altro. Luca aveva ragione, siamo tutti diversi e, per una volta, si sentì felice in quell’immenso campo innevato.
(Edit: Matteo, l'autore di questo delicato e intelligente racconto, soffre della Sindrome di Tourette e ha deciso di scrivere questo testo per spiegare alla sorellina più piccola cosa si prova ad essere diversi. E credo che nemmeno un adulto avrebbe potuto essere così chiaro.)
Commenti