Ci sono, in giro per la nostra Italia, luoghi meravigliosi, con un’anima così profonda e bella, che quando riparti e te ne vai non puoi fare a meno di portarne un po’ con te.
Il Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano è uno di essi. Un posto dove la Natura, la Storia e il fascino delle persone che vi abitano, sembrano congiurare per farti tornare il prima possibile a scoprirne un’altra parte. Il Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano offre un’infinita varietà di luoghi, capaci di stupire tutti, grandi e piccoli. E si è rivelato nei giorni in cui vi ho soggiornato con il progetto Educational, assolutamente adatto anche a famiglie con bambini molto piccoli, tanto che con noi c'erano Filippo di due anni e Sofia di pochi mesi con i loro genitori. Il mio Tommy, che ha sei anni, ha affrontato ogni passeggiata con più grinta della sua mamma. È difficile raccontare in poche righe tutto quello che abbiamo scoperto, ma io ci provo. Ecco allora la prima parte delle nostre avventure al Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano!
Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano: un po’ di storia
Il Parco Appennino è, come dicevamo, un insieme di luoghi e di persone, ma è anche un sito ricchissimo di cultura. Perché il Parco come lo vediamo oggi, è l’eredità del lavoro dei boscaioli e dei pastori, solo per citare due mestieri antichi che esistono tutt’ora. E' un luogo dove il folklore ti trascina e dove chi viene dal paese o dalla città puoi scoprire anche attraverso indizi divertenti, come è diversa la vita di chi abita qui. E Cultura sono anche le chiese, che spesso abbiamo incontrato minuscole e deliziose immerse nel verde dei boschi, i piccoli borghi fatti di case in mattoni, abilmente ricostruite da chi le abita adesso, e cultura è la natura stessa, come la Pietra di Bismantova che Dante ha cantato nella Divina Commedia insediandovi il Purgatorio. Un tratto distintivo del Parco, che ha raccontato Silvia Baglioni responsabile della comunicazione e che mi ha molto colpito, (e che la dice lunga su come è strutturato questo progetto), è senza dubbio la collocazione della sede. Nessuna sede centrale in una grande città o nel capoluogo di Regione, ma diverse piccole sedi sparse sul territorio, a diretto contatto con chi lo vive.
Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano: il Lago Calamone e il Rifugio Venusta
Mettetevi comodi, perché i posti da scoprire sono tanti e belli. Si ha la sensazione, all’inizio, di restare quasi senza fiato. I colori dei boschi sono così accessi che non esiste filtro Instagram in grado di stare alla pari. L’aria, spesso impregnata di ginestra e piante selvatiche come l’origano, ha un profumo che ubriaca di vita. Anche i più pigri non possono resistere alle passeggiate che le bravissime guide presenti propongono: e così pure noi, una volta raggiunto il gruppo al bivio tra Ramiseto (che ora fa parte del Comune di Ventasso) e il Lago Calamone, abbiamo iniziato la salita. La strada è buona, per non dire ottima, e anche con un bimbo in passeggino si affronta alla perfezione. La nostra guida, il simpatico e preparato Andrea Poletti, ci spiegato lungo tutto il percorso le origini del Lago Calamone, quali animali vivono in questi boschi (e i bambini entusiasti scoprivano un’impronta dietro l’altra), ci mostrava albero centenari, preservati dall’intelligenza dei pastori che per centinaia di anni hanno vissuto in quei luoghi. Poi improvvisamente ci si è mostrato il lago, ora ricco della vegetazione che gli regala quella colorazione rossastra, con in mezzo la statua della madonnina che veglia sull’ambiente circostante. Abbiamo ascoltato le storie sui lupi, abbiamo scoperto i pascoli e le mucche che pigre brucavano l’erba. Abbiamo visto orchidee piccole e deliziose, più discrete e semplici di quelle che troviamo nei negozi, con un fascino intatto di genuità che ci ha rapito. Andrea ci ha raccontato le leggende dei pastori che credevano che in una parte della montagna la notte si riunissero le fate a ballare, e ci ha fatto sorridere, mentre i bambini con gli occhi accessi cercavamo tracce di questo scorcio di magia. Quando lo stomaco si è fatto sentire siamo andati alla scoperta del Rifugio Venusta, ed è davvero difficile dire se fosse meglio lo gnocco fritto, la superba polenta, i dolci indimenticabile
o la straordinaria gentilezza dei proprietari. Il senso di famiglia fortissimo di Lucia Dania Tomasini, di Mirko, dei genitori ha finito per coinvolgere anche noi. E poi abbiamo conosciuto la piccola Nicole e la sorella maggiore Melissa, che mi si è stampata nei ricordi, e che durante l’anno macina più di cento chilometri al giorno per andare a scuola e d’estate è sempre con genitori e i nonni al rifugio. Ci ha accompagnato in giro per i prati raccontando la vita di qui con la grazia di un’Heidi adolescente e l’intelligenza di una persona che nella vita conquisterà parecchi traguardi. E mi ha fatto pensare che l’aria di quassù faccia davvero crescere bene. Insomma il rifugio Venusta e il Lago Calamone sono talmente belli che anche un certo Ligabue ogni tanto non resiste a passare di qua con la famiglia. E chissà quali canzoni gli nascono in testa, in questi posti che lasciano noi senza parole?
Parco Appennino: il coraggio di non mollare mai, qui a Succiso
Quando abbiamo salutato il Rifugio Venusta e il Lago Calamone, Andrea ci ha guidati fino a Succiso. E qui abbiamo fatto scoperto come le persone, anche di fronte al peggio, se vogliono possono rimboccarsi le maniche e cambiare tutto. C’era una volta Succiso, frazione di Ramiseto, stroncata da una frana. C’è oggi Succiso Nuova, completamente ricostruita, che ospita 65 persone in inverno e circa 500 in estate, che vive grazie alla Cooperativa “Valle dei Cavalieri”. Hanno aperto un bar, un mini market, c’è il ristorante, e l’agriturismo, bellissimo e comodo (c'è anche la Spa!!!!) che si chiama la Valle dei Cavalieri come la cooperativa. C’è la produzione locale di pecorino (e siamo stati a vedere la stalla), e una cucina che non ha nulla da invidiare a nessuno. Non ho mai visto Tommaso (che come si vede dalle foto non è certo un mangione) spazzolare una tale quantità di ravioli e carne. E a cena, chiacchierando con il presidente del Parco Appennino Fausto Giovannelli, Luca Natale del Parco delle Cinque Terre, e Silvia Sacchini del Pat abbiamo scoperto questa che sembra una favola, e invece è solo il frutto del lavoro di gente testarda che ha deciso di non far morire il proprio paese. Passeggiando per le vie di Succiso abbiamo visto che ci sono tante casette nuove e bellissime che possono essere affittate per l’estate, c’è il campo da calcio e quello da tennis. Le persone qui sono ospitali e divertenti (e ci è sembrato di capire decisamente eco-friedly anche negli spostamenti ;)) , e io ogni volta che parlavo con qualcuno, mi veniva voglia di fargli un monumento, per il coraggio e la costanza. Insomma, un Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano pieno di sorprese bellissime: per grandi e piccoli! (Il nostro viaggio alla scoperta del Parco nazionale Appennino-Tosco emiliano continua nei prossimi articoli!)
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