Leggevo alla pancia, quando ha iniziato a crescere. Era la mia prima pancia, che spuntava su un corpo stupito e felice. Era una pancia in fiore, la navicella che ospitava un piccolo astronauta solitario e coraggioso. Ed era lungo il viaggio che lo separava dall’essere sogno al diventare figlio vero, in carne, ossa e amore. Così quando ero sola in casa mi sedevo sul divano un po’ scomodo che avevamo allora, e mi mettevo una mano sulla pancia. Avevo ritrovato un vecchio libro di favole, letto molte volte da bambina. Ora era emozione nuova e infinita cullare con quei suoni noti un figlio ancora sconosciuto, che veniva a trovarmi nei sogni agitati, e mi sorrideva con i suoi occhi color oro e la testina ricciuta. E leggevo lentamente, nella casa silenziosa, e gli spiegavo le parole complesse e i concetti che un bambino avrebbe faticato comprendere. Quella pancia cresceva tra le mie mani e sentivo i gesti vigorosi di un nuotatore che è pronto a lanciarsi, del corridore che non vede l’ora di fendere l’aria. Ma quando leggevo, lo immaginavo sempre con un orecchio appoggiato alla mia mano, gli occhi chiusi ad ascoltare quella musica che veniva da un universo lontano (ma vicino) chiamato mamma. Era il suono delle sue stelle, nella notte senza luna di una pancia ancora chiusa. E poi c’è stata la luce e un pianto. E abbiamo continuato a scoprire le parole e a leggere insieme, negli anni. Lo facciamo anche adesso che la mia pancia è piccola e lui è grande, come lo abbiamo fatto quando lui era piccolo e la mia pancia era il suo mondo.
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Commenti
Grazie! Cantare è un grande dono...mi sarebbe piaciuto cantare ai miei piccoli!! La voce di una mamma è la musica più bella...
Dolcissimo! Io invece amavo soprattutto cantare alla mia pancia. Sarà per questo che mia figlia continua a chiedermi canzoncine prima della nanna?