La rapida diffusione di Internet ha apportato dei profondi ed evidenti cambiamenti nel nostro modo di gestire la routine quotidiana. La generazione nata dopo l’introduzione di questa innovazione è oggi quella maggiormente coinvolta: si tratta degli attuali adolescenti, per questo definiti Nativi Digitali. Fin dall’età prepuberale, i figli iniziano a domandare di poter aver un proprio smartphone: da questo momento in poi, esso diventa un compagno da cui molto difficilmente si separano. In effetti, i giovani di oggi sono immersi nel mondo delle tecnologie e, in particolare, in una comunità virtuale.
Internet, un tempo utilizzato come strumento per conoscere, approfondire o studiare, è divenuto piuttosto un mezzo di comunicazione e una realtà fatta di relazioni più o meno significative. Si pensi a tal proposito a quanto tempo i giovani passano sulle diverse piattaforme social presenti (Instagram, Facebook, YouTube): una quotidianità priva di Internet sembrerebbe a questo punto quasi inconcepibile.
L’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha infatti rilevato che 5 adolescenti su 10, usciti da scuola, trascorrono nel pomeriggio circa 6 ore, con punte di 10, davanti ai dispositivi tecnologici. Tuttavia, questi comportamenti rappresentano spesso una fonte di ansia per i genitori, che possono temere di vedere il proprio figlio assorbito da smartphone e Social Network: la preoccupazione aumenta, se a ciò consegue una diminuzione del tempo dedicato ad altro, tra cui anche la scuola. Mamme e papà dunque si chiedono di frequente: «Come faccio a staccarlo da lì?».
Scaturiscono allora una serie di tentativi per risolvere quella che, talvolta, pare proprio una dipendenza: solitamente si tratta di punizioni, ricatti e minacce legate al sequestro del cellulare oppure al cambio della password del Wi-Fi, per impedire ai figli di connettersi a tutti i dispositivi che consentono la navigazione online. Può essere utile però considerare un altro dato che sempre l’Osservatorio ci propone: nella fascia dai 14 ai 19 anni, più di 4 adolescenti su 10 dichiarano di litigare con i propri genitori proprio a causa del tempo passato davanti allo smartphone e l’11% a causa dei numerosi accessi online per giocare ai videogiochi.
Sembra quindi che a un problema iniziale (quello del troppo tempo passato su Internet) se ne aggiunga un altro (quello del creare conflitti familiari). Ma come mai questi tentativi di risolvere il comportamento problematico spesso non riescono? È possibile che ciò abbia a che fare con una risposta genitoriale che si ripete: al continuo uso della tecnologia, mamme e papà rispondono con la tecnologia, cioè con lo stesso oggetto di cui il figlio ab-usa, fa un uso eccessivo. «Sta troppo davanti al Pc e quindi gli sequestro il Pc!»: agli occhi del giovane ciò non fa altro che alimentare la ricerca spasmodica di quell’oggetto.
A coloro che si interrogano relativamente a come “staccare” i figli da Internet, si può suggerire una proposta: non insistere con la tecnologia – negandola, privandola, spegnendola. L’insistenza genera sempre una resistenza! È preferibile che un genitore presenti al figlio un nuovo “oggetto” che possa coinvolgerlo e anche distrarlo. Pensare a una simile soluzione può anche adattarsi meglio sia alla personalità di quel ragazzo sia alle particolarità della famiglia. Talvolta, infatti, non si tratta di “spegnere” ma piuttosto di “abbassare il volume” per fare in modo che la voce di ciascuno possa essere ascoltata.
In conclusione, va fatta una considerazione riguardo alla preoccupazione che il comportamento del figlio possa tradursi in dipendenza: non è sufficiente un numero elevato di ore trascorse davanti ai dispositivi a chattare, scattare foto o giocare ai videogiochi, per parlare di Dipendenza da Internet. Quest’ultima riguarda infatti una vera e propria diagnosi che implica un intenso e pervasivo disagio che il giovane attraversa, connesso anche ad aspetti come ansia, agitazione psicomotoria e pensieri ossessivi focalizzati sull’online che perdurano nell’arco di un anno.
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