Di disturbi alimentari si muore.
E' un suicidio lungo, che può durare anni. Ma si muore. È la terza causa di morte per i giovani, dopo incidenti e tumori.
Noi genitori siamo il baluardo, siamo l'appiglio, siamo l'ultimo muro che può evitare che i figli facciano un salto nel vuoto. Non da soli, certo: perchè nessuno esci da solo da questi buchi neri, ma serve l'aiuto di un terapista. Eppure i genitori possono fare davvero tanto.
Quello che non si deve fare è ignorare. Osservate i vostri ragazzi e agite. Sempre.
Se notate un cambio di alimentazione, se trovate tracce di cibo che di solito non era abituato a comprare, se via accorgete che si chiude in camera a mangiare, che vomita, che eccede con l'attività fisica, non pensate "E' solo l'adolescenza, passerà". Perchè a volte non passa.
Non fate finta di niente: dovete intervenire. Vostro figlio o vostra figlia sta gridando che sta male, anche se lo fa senza voce.
Non giudicateli: nessuno sceglie di soffrire di questa malattia. Nessuno è felice di avere un buco nero al posto dello stomaco. Nessuno è felice di rovinarsi i denti vomitando tutti i giorni.
Non è urlando, non è aggredendo, che potete risolvere il problema.
Parlate. Parlate tanto, anche se all'inizio non vi risponderà. Chiedete con calma, ascoltate le sue risposte. Recepite le sue parole.
A questo punto andate in un centro per il trattamento integrato dei disturbi alimentari: in Italia ce ne sono diversui e li trovate qui: http://www.disturbialimentarionline.it/.
E' infinitamente lunga la strada per uscire dai disturbi alimentari. Ma un genitore in grado di capire, in grado di agire, in grado di amare è il miglior compagno di viaggio che possa capitare a chi deve affrontare questo percorso.
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