Arriva una certa fase nella vita di un bambino in cui “No!” sembra essere la risposta a tutto. “No questo non lo mangio”, “ No qui non ci voglio andare”… No, no, no e ancora no! I genitori, a volte, restano stupiti di fronte a queste reazioni oppositive o di rabbia, non riuscendo a capire cosa sia successo a quel bimbo che fino a poco tempo prima era così calmo e tranquillo.
Questo periodo, che generalmente va dai 18 mesi ai 3 anni, ha ricevuto un’etichetta che parla da sé, a testimonianza della sua impetuosità: i Terrible Two, i terribili due anni. Terribili perché mamma e papà spesso faticano a gestire la situazione: capricci e contrasti sono all’ordine del giorno e il bambino si oppone con un’ostinazione che pare quella di un adolescente. Eppure, per quanto questo sia frequentemente un momento molto difficile per i genitori, è sempre utile vedere l’altro lato della medaglia e interrogarsi su cosa stia succedendo. Se non ci si ferma all’etichetta, si può cogliere che quegli anni corrispondono alla nascita di una prima autonomia: migliorano le abilità manuali e motorie del piccolo, il gioco si fa più sofisticato e molte delle attività che prima facevano mamma e papà ora sono in condivisione (come vestirsi, lavarsi…). In parallelo emerge una forte curiosità, che rende il bambino “inarrestabile” nel suo esplorare il mondo che lo circonda.
È dunque normale che si faccia strada anche la sua soggettività: piano piano infatti si passa dall’essere un tutt’uno con la mamma all’essere un soggetto unico e distinto, con comportamenti che sembrano dire “Ehi, anche io sono qualcuno! Ho le mie caratteristiche!”. Da un certo punto di vista, allora, si potrebbe ribattezzare questa fase i Wonderful Two, i meravigliosi due anni, proprio a partire dalla ricchezza che questo momento evolutivo può offrire al piccolo e ai genitori che vi assistono orgogliosi. Ma come vivere questa fase con serenità?
1. Ascoltare. Ridurre questa intraprendenza a dei semplici capricci può non essere la giusta chiave di lettura. Bisognerebbe interrogarsi su che messaggio i figli stiano trasmettendo: cosa ci sta dicendo questa loro opposizione?
2. Dialogare in maniera costruttiva. Non arrabbiarsi e dire di no solo perché si è adulti: può essere più utile accompagnare le regole alla spiegazione del perché un certo comportamento non vada bene (ad esempio: “Quando siamo fuori non puoi allontanarti, perché potresti perderti!”).
3. Dare possibilità di scelta. Ogni tanto lasciare un’opzione di scelta consente al bambino di sentirsi importante e vedere rafforzata la sua autostima.
4. Comprendere. Di fronte alla frustrazione del piccolo, l’empatia può aiutarlo a superare questo momento con più facilità.
5. Riconoscere le peculiarità del bambino. A volte il “no” non rappresenta un capriccio, ma piuttosto un modo di esprimere la propria personalità. Rispetto all’alimentazione, ad esempio, benché possa sembrare strano, un bambino può avere già i suoi gusti anche da piccolo.
In conclusione, la conquista di una graduale autonomia è una tappa necessaria nella crescita. Un figlio ha bisogno di sperimentare un suo personale controllo sul mondo che lo circonda, anche per tentativi ed errori: per quanto proteggerlo dai numerosi rischi sia fondamentale, infatti, è anche importante trovare gradualmente una giusta misura, per consentire al piccolo di imparare strada facendo.
Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
Via Amedeo D’Aosta, 6 – Milano
info@pollicinoonlus.it - www.pollicinoonlus.it
800.644.622
Commenti