Lo sviluppo del linguaggio nel bambino ha tappe abbastanza regolari, tanto che la letteratura medica le ha suddivise, organizzate e catalogate. Ci sono ovviamente anche delle ecezioni, ma comunque lo sviluppo verbale del bambino va collocato nel contesto generale del suo sviluppo senso-motorio, cognitivo, relazionale, emotivo-affettivo. Un bambino con un ritardo importante nel linguaggio, per quanto considerato inteligentissimo dai genitori, potrebbe avere ad esempio problemi di relazione con i suoi coetanei.
Prima tappa: Da zero a 7-8 mesi
C'è una prima fase di pianti-grida che all'inizio sono manifestazioni riflesse dei cambiamenti fisiologici interni dipendenti dal grido della nascita, che ne costituirebbe la struttura più antica. Il grido della nascita è la manifestazione di un riflesso fisiologico e, verosimilmente, esprime il disagio che il bambino sperimenta dovendo respirare autonomamente. Durante le prime settimane, i pianti sono la sola manifestazione vocale osservabile. In gran parte indifferenziati, sono in rapporto con stati di malessere e di sofferenza e non è possibile stabilire una tipologia precisa in rapporto alla causa che li ha generati.
Gradatamente il pianto comincia ad assumere una funzione più specifica di segnale di diversi bisogni primari (nutrizione, calore, ecc.)
Dal secondo mese iniziano i vocalizzi: ovvero inizano a distinguersi modulazioni differenti di suoni e suoni paravocalici.
Il cooing sound differisce dal pianto poiché la lingua assume una posizione che consente la modulazione del suono, ed è correlato alla diminuzione del pianto e all'aumento della percezione uditiva. Le emissioni modulate, che assumono il significato di coinvolgere l'interlocutore in un reciproco scambio di vocalizzi, sono considerabili fenomeni di relazione: ma non parliamo ancora di linguaggio vero e proprio. Gli scambi tra mamma e fioglio in questo periodo sono FONDAMENTALI
Dopo il terzo mese i bambini emettono numerose vocalizzazioni, che esprimono benessere e disagio e che diventano più espressive e si differenziano per intensità e qualità.
A cinque mesi la maggior parte dei bambini normali sa vocalizzare in maniera differenziata con abilità. Adesso iniziano a distinguersi le influenze delle varie lingue. Nel senso che un bimbo italiano vocazlizza in maniera differente rispetto ad un russo.
A sei mesi i bambini cercano di interagire in maniera sempre più intensa con gli adulti che abitualmente si occupano di loro: compare la lallazione. Si tratta di semplici iterazioni di uno stesso suono che diventano gioco vocale divertente. Il bambino ascolta la propria voce ed è apparentemente in grado di controllare i propri sforzi: è la fase della selezione fonemica.
La lallazione segna la fine del periodo in cui il bambino utilizza il proprio patrimonio fonemico senza però né l'intenzione né la consapevolezza di parlare.
Seconda tappa: ottavo mese - due anni
Intorno all'ottavo mese il bambino inizia a imitare i suoni: abbiamo l'ecolalia. La stimolazione ambientale ha la funzione di rinforzo nei confronti dei comportamenti verbali che si presentano spontaneamente.
Tra l'ottavo e il decimo mese compaiono i primi veri morfemi, che si differenziano dai balbettamenti precedenti proprio perché dotati di significato. Il bambino si rende conto che esiste un legame tra suono e oggetto e che alcune espressioni vocali possono essere utilizzate per indicare ed ottenere qualcosa.
Dopo i dodici mesi compare la parola frase: il bambino non solo si appropria di qualche parola ma ne coglie il valore semantico e inizia a utilizzarla per indicare azioni ed esprimere significati complessi. Così la semplice parola "mamma" potrà significare "voglio la mamma", "mamma dai", oppure, se pronunciata piangendo, "mamma aiutami, sto male". Il bambino pertanto utilizza una stessa forma verbale per significare diverse azioni/situazioni. La maturazione successiva condurrà gradatamente a discriminazioni più precise.
Il bambino tra i 12 e i 16 mesi possiede un vocabolario limitato, anche perché spesso si esprime attraverso i gesti con cui indica gli oggetti che intende denominare. In questa fase si nota una grande variabilità individuale e una discrepanza tra comprensione e produzione. La comprensione risulta sempre maggiore rispetto alla produzione e non c'è proporzione diretta tra numero di parole comprese e prodotte. Il primo vocabolario del bambino è costituito prevalentemente da nomi di persona e di oggetti familiari e dai versi degli animali.
Tra i 16 e i 19 mesi i verbi diventano più numerosi e compaiono gli aggettivi.
Tra i 19 e i 24 mesi il vocabolario subisce un incremento molto marcato con notevoli ed evidenti differenze individuali. Rispetto al periodo precedente aumentano gli aggettivi, i verbi e i funtori e compaiono diverse categorie nominali (es. parti del corpo, nomi di luoghi e ambienti, ecc.). iniziano inoltre ad apparire le frasi.
Terza tappa: Dai diciotto mesi mesi al sesto anno
Ad un anno e mezzo il bambino comincia a costruire frasi semplici di due elementi, che sono versioni abbreviate di proposizioni adulte. Non ci sono ancora le parole funzionali, come articoli e pronomi.
Le omissioni e gli enunciati interrotti sono tipici delle prime costruzioni del bambino.
Dopo i 18-24 mesi gli enunciati diventano più lunghi e complessi e non sono semplici gruppi di parole poste l'una accanto all'altra, bensì comincia a esservi un'organizzazione dell'enunciato secondo i principi grammaticale.
La frase più semplice è ridotta a due parole: soggetto e verbo.
Il bambino poi passa gradatamente da uno stile telegrafico all'uso di frasi di tipo adulto, complete e complesse, con padronanza sia delle regole della grammatica che di quelle del discorso.
Tra i 19 e i 26 mesi pronuncia parole singole in successione. Compaiono tuttavia esempi di concordanza tra nomi ed aggettivi.
Tra i 24 e i 33 mesi, si registrano numerosi cambiamenti in senso quantitativo e qualitativo: prevalgono ancora sugli altri tipi di frase le nucleari, prodotte ora con morfemi liberi, e le frasi ampliate con espansione del nucleo. Le frasi complesse aumentano e si diversificano per tipologia.
Tra i 27 e i 38 mesi le frasi complesse diventano per la maggior parte complete da un punto di vista morfologico.
La maggior parte dei bambini sui 5-6 anni ha acquisito tutti i fondamentali elementi del linguaggio: sa strutturare bene le frasi, incluse le relative, le passive e le interrogative, usando in modo sufficientemente corretto le fondamentali regole grammaticali e sintattiche.
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