Quando i figli sono appena nati e non possono comunicare con noi se non attraverso il pianto (e poco altro) diventiamo una specie di "macchina" in grado di decodificare tutte le loro necessità. Basta uno sguardo, basta prenderli in braccio, basta leggere il linguaggio del loro corpo e sappiamo immediatamente se hanno fame, se sono malati, se sono stanchi.
Sembra molto complicato: e invece a distanza di anni mi trovo a pensare che fosse davvero facile. C'erano pochi bisogni primari, serviva attenzione ed empatia. E ce l'abbiamo fatta.
Poi i figli crescono: ma fino ad una certà età sono limpidi come acqua di fonte. In più hanno la parola, adesso, a sostenerli. Sanno di poter raccontare quello che succede, quello che li turba. E se li vedi tristi si può chiedere, e loro rispondono.
E allora quand'è che s'interrompe questa capacità di lettura? Quando un genitore non è più in grado di interpretare le esigenze dei figli, e perchè si fa infinitamente fatica a capire cosa sta succedendo?
E' possibile (e non lo sto chiedendo in maniera accusatoria, ma voglio proprio saperlo) che nostro figlio sia vittima di bullismo o di abusi, che inizi a fare uso di sostanze stupefacenti, che beva, che faccia del male a sè e agli altri senza che noi ne abbiamo il minimo sospetto?
Lo chiedo a voi: è possibile?
Che cosa manca ad un genitore in questi casi?
Possono mancare gli strumenti: e davanti alla droga, che lui non conosce in nessun modo, può non leggere i campanelli dall'allarme. Possono mancare le capacità di capire: e davanti ad una figlia che vomita in continuazione si può pensare ad una qualche forma di problema di stomaco.
E se fosse una forma di negazione? Se ammettere che i figli hanno un problema significasse dover venire a patti con un'immagine genitoriale che non è quella che ognuno di noi porta con sè?
Io non lo so cosa accadrà quando i miei figli cresceranno. Quello che continuo a chiedere a me stessa è di riuscire a tenere gli occhi, le orecchie e il cuore aperto. E qualsiasi cosa succeda, di avere l'umiltà di mettere davanti a tutto la loro felicità, e non la mia realizzazione come genitore.
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