In generale possiamo definire la violenza come un insieme di atti compiuti contro la volontà dell’altro. Può assumere diverse forme: tra le più note si possono citare quella fisica, di genere e psicologica. Non è sempre così facile riconoscerla: a volte può essere evidente, altre volte invece può essere silenziosa, lasciando chi la subisce confuso e disorientato, come nelle situazioni di abuso psicologico. Si tratta in questo caso di un fenomeno trasversale all’età, al genere e alla cultura e può essere presente anche in vari ambiti (ad esempio familiare, scolastico, lavorativo, online) della vita quotidiana di una persona.
Talvolta è difficile comprendere come comportarsi quando si subisce una violenza, di qualsiasi tipo. Spesso, infatti, si crede che l’unico modo per difendersi dai maltrattamenti consista nel seguire una sorta di “legge del taglione”: una vittima di soprusi dovrebbe a sua volta reagire ugualmente per potersi riscattare, aggiungendo così, violenza alla violenza.
La nonviolenza, invece, consiste nell’assumere un atteggiamento opposto, basato proprio sull’evitare di entrare in un circolo vizioso in cui l’unico risultato è l’aumento delle ostilità.
Al fine di diffondere il più possibile questo messaggio e questa prospettiva, è stata istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite la Giornata Internazionale della Nonviolenza, che ricorre il 2 ottobre. La data non è stata scelta casualmente: il secondo giorno di ottobre del 1869 nasceva infatti Mahatma Gandhi.
In occasione del movimento anticoloniale indiano, egli introdusse il concetto di Ahimsa: un termine sanscrito composto dal prefisso negativizzante “a” e dal verbo “han”, “nuocere”, da qui il nostro vocabolo “nonviolenza”. Sebbene Ahimsa letteralmente voglia dire “non uccidere”, Gandhi sottolineava che ha un significato molto più ampio: indica che, per quanto faticoso e difficile, si deve avere compassione del prossimo, che non si può offendere nessuno, anche se si tratta di qualcuno che ha fatto un torto o di un proprio nemico. Si riferisce, quindi, alla scelta di uno stile di vita improntato all’azione pacifica nei confronti di violenze e ingiustizie.
L’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus, che partecipa a un Tavolo municipale sul tema della nonviolenza fin dalla sua fondazione, si inserisce nella scia di questo esempio promuovendo l’importanza di una cultura del consenso, ossia della fondamentale libertà soggettiva nel dire “sì” oppure, e soprattutto, “no” alla richiesta dell’altro. Essa si impegna nella realizzazione di momenti di valorizzazione della tematica, da sempre convinta della rilevanza della prevenzione: attraverso la sensibilizzazione della comunità, infatti, è possibile sostenere e incoraggiare una cultura di tolleranza e di comprensione, nonché la conoscenza delle caratteristiche distintive dell’abuso psicologico, il cui riconoscimento consente di non rimanere intrappolati nelle sue trame.
In occasione della Giornata della Nonviolenza, nelle scuole si sono tenuti e si tengono incontri volti ad approfondire un tratto distintivo della violenza psicologica: l’utilizzo della parola. Nel contesto odierno, il compito di riconoscere il peso delle proprie espressioni sembra sempre più arduo, arrivando fino a generare o compartecipare in fenomeni come il bullismo o il cyberbullismo.
L’obiettivo è quello di sviluppare un discorso, insieme a ragazzi e ragazze, nella convinzione che la miglior via della costruzione di un sapere e della sua trasmissione sia attraverso il dialogo e la prevenzione. È proprio grazie a questi strumenti che è possibile mostrare e condividere con grandi e piccoli che la nonviolenza è un valido atteggiamento per contrastare la violenza.
Per ulteriori approfondimenti sulla violenza psicologica e sulla cultura del consenso, rimandiamo al testo “Un livido nell’anima” (a cura di P. Pace, Mimesis 2018) e agli opuscoli gratuitamente scaricabili sul sito internet di Pollicino.
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