Quando leggo di episodi legati al bullismo, come quello di Pavia, faccio fatica a mantenere la calma ed essere obbiettiva. I fatti, in breve, sono sempre gli stessi: un ragazzino di 15 anni picchiato, umiliato, abuso, derubato della sua adolescenza da un branco di coetanei.
Una delle cose che mi stupisce, ogni volta che leggo notizie come questa, è la necessità di precisare che i violenti provengono da buone famiglie: professionisti, commercianti. Io, che ho frequentato il Liceo Classico, da dove, come ripeteva sempre la Preside, doveva uscire la futura classe dirigente, so perfettamente che i figli di puttana non rispondono alle leggi del censo.
E in quelle famiglie cosiddette per bene crescono in cattiveria e violenza dei piccoli mostri.
Non è colpa dei social, come in molti dicono. Facebook, Instagram, le chat, sono solo una cassa di risonanza, che portano alla ribalta nazionale tragedie che altrimenti sarebbero rimaste private.
Anche se in realtà tremo al pensiero di quanto avrebbe potuto essere dura la mia vita, se le prese in giro dei bulli invece che restare confinate in un'aula scolastica, in un autobus, avessero preso la via dei social.
Dobbiamo osservare i nostri figli. E dobbiamo essere obbiettivi, nel bene e nel male.Scoprire che il proprio figlio è un essere orribile e schifoso, capae di infliggere sofferenza al propri prossimo solo per divertimento, mette in discussione totalmente la vita di unn genitore. Ma tutti abbiamo la responsabilità di tenere sotto controllo i nostri figli.
Eppure ancora più difficile è capire quando un figlio è vittima: ma non smettete di chiedere. E ve lo dico per esperienza. Quando a 15 anni ti succedono queste cose, quando pensi che morirari di vergogna al pensiero di raccontare le tue umiliazioni, vorresti tornare di nuovo bambino. Vorresti che i tuoi genitori dicessero semplicemente: ti aiutiamo noi.
Aiutiamo i nostri ragazzi: e non lasciamoli mai soli.
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