Sentirsi mancare la terra sotto i piedi: vi è mai capitato di usare questa espressione?
A me sì. E' sentirsi insoddisfatti. E il guardarsi intorno senza sapere quale indirizzo dare alla nostra vita. E' il perdere un po' la bussola, è non avere un nord e ondeggiare alla deriva.
La mia ultima estate felice l'ho trascorsa in un paesino che si chiamava Staffolo. La mano dell'adolescenza mi stringeva il cuore: era il tempo delle prime cotte, per un ragazzo con i ricci da arcangelo e il sorriso gentile, era il tempo delle insicurezze, degli occhiali, del non sapere più cosa si fosse, se grande o piccola.
Era il tempo dei 14 anni, delle prime ribellioni, del passaggio alle superiori, con i vocabolari di greco e latino, nuovi di zecca, a guardarmi da sopra la scrivania.
Era il tempo in cui pensavo di avere tutto il tempo del mondo per stare con mio padre e quindi potevo sprecarlo.
E invece ci restavano meno di sei mesi.
E l'estate successiva ero già un fantasma che camminava corrucciato per Roma. Ero uno spirito esausto che voleva andarsene, ma non aveva il coraggio di farlo, che voleva scappare, che in mezzo a milioni di sconosciuti si voltava di scatto perchè pensava di aver visto un viso familiare. Che ancora si svegliava la mattina di botto, con la certezza che era stato solo un brutto sogno.
E un' estate dopo l'altra, un autunno dopo l'altro sono andata un po' a tentoni. Volevo scrivere, per vivere, ma non sapevo come fare. Incontravo un ragazzo sbagliato dopo l'altro, e l'idea di avere una famiglia era una cosa come un'altra, come il voler tornare in Spagna e trovarmi invece chiusa in un ufficio dopo la laurea.
Poi un giorno un test di gravidanza improvvisamente ha fatto la magia. Mi ha fatto capire che per quel minuscolo essere che cresceva dentro nella mia pancia e che nessuno a parte me e suo papà sembrava volere, ero pronta ad affrontare ogni cosa. E poi una dietro l'altra sono arrivate la famiglia costruita con immensa fatica, il lavoro dei miei sogni, che non ci sarebbe stato se tante volte in passato non fossi stata considerata inutile.
Ed è arrivata anche la pace con il passato. I figli mi hanno costretta ogni giorno a fare i conti con la memoria di mio padre, me lo hanno nominato, mi hanno chiesto della sua infanzia, ho dovuto raccontare tutte quelle cose che pensavo di aver dimenticato. E sono stata infinitamente meglio.
I miei figli, un passo dopo l'altro, mi hanno fatto trovare la strada.
O forse sono stata io a sceglierla, prendendoli per mano e camminando insieme a loro.
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mi hai fatto piangere................