Nei discorsi, dubbi e domande dei genitori, della scuola e anche dei ragazzi stessi sull’adolescenza, la parola “crisi” è spesso presente con grande frequenza, quasi andasse a braccetto con questa fase della vita e l’una non fosse concepibile senza l’altra.
In effetti, nell’esaltante ma faticoso viaggio per definire la propria identità, gli adolescenti affrontano numerosi cambiamenti interni ed esterni: le trasformazioni del corpo, l’aumento delle responsabilità, l’ingresso in nuovi ambiti della società e il confronto con la sessualità e con l’amore impegnano ragazzi e ragazze che, per altro, sono muniti di risorse ancora in divenire e non sempre, quindi, sono in grado di farvi fronte senza turbamenti o difficoltà. Potremmo dire dunque che i momenti di crisi siano fisiologici, connaturati a questo periodo dello sviluppo nel quale, del resto, fa la sua comparsa anche un atteggiamento di critica e sfida nei riguardi degli adulti di riferimento, in particolare di mamma e papà.
Al fine di evitare di etichettare l’adolescenza e di considerarla come un’età segnata unicamente da problematiche e terremoti emotivi, è bene però soffermarsi sul significato del termine “crisi”. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, con questa parola non si intende propriamente un vissuto di profondo sconvolgimento accompagnato da grande stress (un’accezione comunque molto diffusa oggi e che certamente non bisogna sottovalutare) ma piuttosto, a partire dalla sua radice etimologica, una situazione che prevede una separazione e una decisione.
La crisi che arreda questa fase evolutiva riguarda allora, prima di tutto, l’arduo compito a cui sono chiamati gli adolescenti e che consiste nel progressivo distacco dalle figure genitoriali e dall’immagine di sé costruita nel corso dell’infanzia: lasciarsi alle spalle qualcosa del passato per ritagliarsi il proprio spazio, prendere responsabilmente decisioni con uno sguardo sul futuro, separarsi dalle dinamiche che hanno caratterizzato gli affetti familiari fino al tempo precedente.
Anche madre e padre sono attori protagonisti in questo difficile processo, poiché devono sia promuovere e sostenere i figli nei movimenti emancipativi sia tollerare comportamenti e atteggiamenti che spesso si presentano come contraddittori. Ragazzi e ragazze, infatti, talvolta ricercano vicinanza, abbracci e consigli, mentre in altre occasioni si mostrano scontrosi e irriverenti, criticando i genitori e intaccando la loro immagine ideale. Per quanto non sia facile, semplice e piacevole soprattutto per gli adulti della famiglia, questo lavoro portato avanti dagli adolescenti è in realtà utile e funzionale: lo scontro generazionale, che si realizza con discussioni e confronti, permette ai giovani di sviluppare le abilità dialettiche, di mettere alla prova idee e convinzioni e di sondare la posizione di mamma e papà («Dopo questa sfuriata mi ameranno ancora?», «Mi lasceranno fare tutto ciò che voglio, oppure ci sarà da combattere?»). Questi ultimi, benché non indossino più i panni dei “super genitori” come nel periodo dell’infanzia, restano per i figli modelli e punti di riferimento fondamentali! Ecco quindi l’importanza che siano di esempio, dando testimonianza di saperci fare con le difficoltà e con le situazioni critiche.
Come riportato poco sopra, comunque, quando si parla di crisi in adolescenza non va escluso né sottovalutato il significato più comune che si associa a questo concetto. Gestire insieme e in maniera equilibrata tutti i compiti di sviluppo tipici di questa fase può talvolta rivelarsi un’impresa titanica per il soggetto: disturbi d’ansia, dell’umore, dell’alimentazione, così come una profonda disistima possono infatti presentarsi nei casi in cui il carico sulle proprie spalle sia percepito come troppo pesante per le proprie risorse. Di fronte a disturbi e disagi significativi, è bene allora rivolgersi a un professionista che possa offrire quello che l’Associazione Pollicino definisce un ascolto gentile, ossia non giudicante, capace di accogliere le preoccupazioni dei genitori e orientato a cogliere le peculiarità di quel ragazzo e di quella ragazza.
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