Il matrimonio riparatore

In Italia, fino a 1981, chiunque commettesse un atto di violenza ai danni di una donna nubile, anche se minorenne, poteva evitare il carcere se sposava la sua vittima.

E già: in pratica, l’ergastolo era per la donna, che dopo aver subito un atto terribile, si trovata tutta la vita legata al suo assalitore. Si chiamava matrimonio riparatore: definizione ambigua, triste, che metteva sotto le sue ali tanto chi si prendeva un anticipo sulle future gioie matrimoniali, quanto chi invece, vittima, veniva poi ceduta al suo aggressore. Badate bene: 1981, e non 1800 o 1700. A cambiare le cose, contribuì il coraggio di una giovane donna chiamata Franca Viola (e dei sui illuminati genitori), che nella Sicilia del 1965 fu sequestrata e stuprata da Filippo Melodia, nipote del boss Rimini. Invece di acconsentire al matrimonio, la famiglia Viola lo fece arrestare. Grazie alla forza di Franca, nonostante ci misero 16 anni, i parlamentari italiani cambiarono la legge. Ci vollero altri 15 anni perché la violenza sulle donne potesse essere considerata non più reato contro la morale, ma contro la persona. Perché sempre in Italia, fino agli anni ’90, grazie alla DC e alla non esistenza di un fronte chiaramente laico, era difficile pensare di modificare i rapporti di forza presenti nelle famiglie e nella società, e dare alla donna la libertà di recriminare un danno subito sul proprio corpo e sulla propria psiche: la cosa veramente importante restava la moralità. Ma come donna e come mamma di una donna, ringrazio Franca Viola per il coraggio di avere strappato dagli occhi di una parte dell’Italia quella benda di finta moralità, molto più pericolosa e dannosa, dell’amoralità di chi si dichiara davvero cattivo.   immagine dal sito http://100passijournal.info.