Se si cerca su Google si dice che addirittura il 30 per cento delle gravidanze termina con un aborto spontaneo prima di completare il terzo mese. Quante di voi, sono ben più numerose di quello che si pensa, avranno digitato tra una lacrima e l'altra, quelle terribili parole sulla tastiera, per trovare un sostegno, un conforto.
Ma non c'è conforto in un dato statistico, nello sguardo rattristato della ginecologa che dopo aver sussurrato la frase che gela il sangue e il cuore:'non c'è battito', aggiunge con fare compassionevole 'capita spesso, tra qualche mese ci riprovate'. No non ce n'è. E non riuscite a trovarlo da nessuna parte. Fino al giorno prima avevate proiezioni dell'anno che avevate davanti a voi... Le cose da comprare, la culla, la carrozzina, chissà di che colore, chissà se sarà maschio o femmina...
Magari è femmina con tutte quelle nausee, magari è maschio perché al vostro compagno piacerebbe portarlo a giocare a rugby. Potrebbe essere una gravidanza inaspettata, in anticipo rispetto alla tabella di marcia, potrebbe non arrivare neanche ad una decina di settimane. Eppure si crea un vuoto, ci si riempie di domande sul come sarebbe stato, e fa così male non potergli neppure dare un volto. Insieme alla sofferenza della perdita, ogni giorno si forma un nuovo senso di colpa, che verte sul sospetto di aver fatto qualcosa di errato, ci si sente sbagliate, addirittura malate, fallite e impotenti.
Se la casa diventa un inferno ed uscite per svagarvi, ad ogni angolo troverete un passeggino o una donna in dolce attesa, e per quanto sia tutto normale, soltanto il vederli vi fa male. E le persone intorno, quelle su cui contavate, difficilmente si dimostrano all'altezza della situazione, specie se non ci sono passate. E così é il turno di qualche parente che ad un pranzo di famiglia si dilunga a raccontare di qualche nascita, o ci si ritrova con genitori che per non sbagliare fanno finta di nulla, e amiche che spesso non sanno come comportarsi.
Ma il rapporto più a rischio è quello di coppia. La perdita di un figlio é così lacerante da poter mettere a repentaglio un rapporto. E credetemi, la frase, all'uomo fa meno male, non ha davvero senso. Se la donna affronta la perdita dal punto di vista fisico, non solo psicologico, ci sono compagni che non riescono ad affrontare questa grande prova, per quanto ne siano soltanto spettatori. Probabilmente spesso si cerca nel proprio compagno una comprensione e un sostegno, che spesso non si riescono ad ottenere.
Alcune volte é la donna a superare più velocemente dell'uomo questa dolorosa esperienza. E l'uomo rimane indietro, chiuso nel suo guscio, con le sue paure e i suoi complessi, nella comune situazione di rifiutare ogni forma di dialogo. Spesso si impiegano mesi per accettare la realtà, confrontarsi e rimettersi in carreggiata, con il progetto magari di ritentare. Questo perché piano piano avrete trovato un punto di equilibrio e dei punti di riferimento, persone che si sono rivelate inaspettatamente delle preziose confidenti, che vi hanno aiutato a sfogarvi, a decentrare I vostri pensieri e a liberarvi dalle vostre paure. Sappiate che come la depressione post parto, anche chi é vittima di un aborto spontaneo potrebbe entrare in depressione in un momento di forte instabilità emotiva.
Trovate qualcuno con cui parlare, qualcuno che vi ascolti anche tutti i giorni. Parlatene, non importa con chi, magari a volte una persona più estranea vi sarà più congeniale di una vostra amica. Non vergognatevi, non biasimatevi. Non avete nessuna colpa. Se lo sentite necessario cercate uno psicologo per qualche seduta, magari di coppia. Se il vostro compagno non se la sente ancora di affrontare un discorso, scrivetegli una lettera dove riportare tutto quello che sentite. Cercate di avere pazienza con lui, anche se siete state voi ad aver vissuto più da vicino questa grande perdita. Cercate di aver pazienza entrambi, lasciate che il tempo scolorisca questo triste ricordo.
Concentratevi sull'amore che c'è tra di voi, sul vostro rapporto, recuperatevi, comprendetevi, sostenetevi. Evitate qualsiasi persona o situazione che sia una possibile fonte di disturbo, anche fossero cene con le vostre migliori amiche e i loro bambini. Prendetevi il vostro tempo, non dovete giustificarvi con nessuno. Ogni giorno il dolore, no, non scomparirà mai, ma sarà più lieve. I pensieri saranno meno cupi, e ci si rialzarera' dal letto con meno apatia e più voglia di ricominciare e voltare pagina, stringendo nel petto il ricordo di un piccolo Angelo.
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