C’è una pubblicità della Telethon che mi colpisce allo stomaco ogni volta che la vedo. E due lacrime mi rotolano sulle guance, qualsiasi cosa io stia facendo. C’è un bambino biondo coi ricci, e avrà 3 o 4 anni. La mamma lo tiene immerso nell’acqua di una piscina e stanno facendo fisioterapia. Lo tiene abbracciato, evidentemente non può muoversi da solo. E sembra proprio mio figlio alla sua età.
Anche Tommy (che adesso di anni ne ha sei) passa del tempo immerso nell’acqua della piscina, ma io sono fuori, ad osservare con orgoglio le sue bracciate e i suoi tuffi. Eppure ogni volta che compaiono quelle immagini alla televisione mi chiedo cosa o chi decide il destino di una mamma. Cosa o chi fa sì che tuo figlio sia così fortunato da non avere mai un raffreddore oppure così sfortunato da non poter nemmeno muovere una manina per prendere un fazzoletto da solo. È come se imboccassimo tutte la stessa strada, e poi alcune di noi vengono fatte passare in tunnel infiniti, nei quali diventa difficile ritrovare persino se stesse. E io non posso smettere di pensare a quella mamma e quel bambino, e chiedermi chi ti dà la forza per affrontare le sofferenze di tuo figlio, quel dolore che vorresti chiuderti dentro al cuore e buttare la chiave. Perché il destino è un vetro sottile, è un sentiero che non sai dove ti porterà, quando inizi a percorrerlo E non posso che continuare a chiedermi chi decide se nella vita devi immergerti per sempre dentro l’acqua di una piscina o restare in piedi fuori a fare il tifo.
Commenti