Partiamo da un presupposto: davanti ad un figlio in pericolo, le nostre convinzioni valgono meno di meno di niente.
Non può esistere idea, ideale, credo più importante della vita del nostro bimbo.
Si tratta di scendere a patti con noi stesse. Ma si tratta anche di capire la misura dell'amore che abbiamo davvero per l'essere che abbiamo messo al mondo. Un amore che deve andare oltre tutto.
Che, come successo a Udine, i medici siano stati costretti a chiamare la Procura, davanti ad una donna che si rifiuta di far tagliare il cordone ombelicale del figlio, nonostante un'evidente sofferenza che mette in pericolo la vita del neonato, è un po' la cartina di tornasole di quello che stiamo vivendo.
E' in atto, secondo me, una regressione: un ritorno della concezione di figlio da soggetto a oggetto.
La generazione prima della nostra ha lottato con le unghie e con i denti per sottrarsi al padre padrone che imponeva scelte di vita spesso scriteriate basate solo sul fatto che "bisogna ubbidire".
E la generazione ancora prima era riuscita a sganciarsi dalle pastoie di un'esistenza dove persino l'amore (non sempre eh) era deciso dai genitori.
Ora ci troviamo davanti a genitori che si sentono possessori in toto. A genitori che si ergono a giudici di vita, spesso per figli troppo piccoli per poter anche solo tentare una ribellione.
E così ci sono quelli che impongono orari e impegni massacranti ai bimbi dell'asilo, per crescere dentro casa il futuro Mozart o il futuro Ronaldo.
Ci sono le madre e le nonne che sgomitano nei backstage di sfilate per bimbi, con la scusa che tanto si divertono.
Ma ancora più grave ci sono genitori che non legano i figli al seggiolino, con la scusa che il figlio è mio e decido io.
Decido io se voglio dargli un nome ridicolo, se voglio regalargli un gioco pericoloso, se voglio metterne a rischio la vita. Decido io: una rivalsa quasi, un desiderio di potere che lascia senza parole.
Salvo poi, una volta che il bambino è cresciuto, lasciargli mano libera su tutto, con rischi altrettando grandi.
Gente che, perchè capace di generare, si sente al di sopra di tutto.
Gente che dovrebbe semplicemente fermarsi a riflettere su cosa sia davvero il bene per il proprio figlio.
E dirsi "Decido io, ma cerco di farlo nel modo migliore e non per partito preso: perchè lo amo, perchè voglio che sia sano e felice".
Perchè è per lui, non per me.
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