Sono figlia di un padre che amava la storia e che, nato nel 1938, ne aveva vissuta un pezzo importante sulla sua pelle. Quando eravamo piccoli, invece delle classiche favole, noi vivevamo nell’attesa di sapere che aveva fatto De Gaulle e cosa diceva Radio Londra nelle sue trasmissioni.
Un giorno ci parlò di Hiroshima: di quella bomba che era come un milione di soli, delle sagome delle persone polverizzate rimaste sui muri, della terribile pioggia che contaminò tutto. Erano gli anni della guerra fredda: e mica si scherzava col nucleare. Io per tutte le elementari mi sono portata dietro come un talismano un libriccino che m’insegnava a sopravvivere: anche ad un attacco atomico. Oggi sono passati esattamente 70 anni da che quella bomba che ha cambiato il destino del mondo, e ci ha insegnato ad avere paura. 70 anni che buona parte del pianeta ha passato in pace, ma che hanno visto molte (troppe) vite spazzate via tra una guerra e l’altra. Eppure sono sempre più convinta che noi genitori possiamo fare tanto: perché solo conoscendo e tramandando la memoria di ciò che è successo, possiamo sperare di crescere figli davvero consapevoli. A volte penso che anche chi governa le nazioni abbia ancora bisogno di un padre che lo metta seduto su una seggiola e gli dica: sai cos’è Hiroshima? Ora te lo spiego io. Non dimentichiamo. Mai. In bocca al lupo..
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