Possiamo chiamarlo astio, cattiveria, frustrazione, invidia. Possiamo usare la parola rabbia, possiamo chiamare in causa il bullismo, o il cyber bullismo, che adesso viene finalmente riconosciuto.
Quale che sia il suo nome, il concetto resta sempre lo stesso: la battaglia della donna contro la donna. Il desiderio di demolire l'altra, invece di aumentare e fare crescere in positivo noi stesse.
Le cause sono molteplici e cambiano anche in base all'età. Sei bella? Racconterò in giro che sei una zoccola. Io le altre del guppo, schiacquette invidiose, ti isoleremo fino a quando non non scomparirai dalla nostra vista. Ah, ed è colpa tua, mica nostra. Ma vale per tutto. Se una donna si eleva, ottiene successi nello studio, sul lavoro, sono spesso le altre donne a tentare di ricacciarla da dove è venuta.
E se sei madre? Si passa ad una battaglia senza quartiere. Latte naturale contro latte artificiale, vaccini contro antivaccinisti, fascianti contro passeggino. E nei gruppi di mamme si passa in un attimo dal difendere la propria idea personale all'attaccare l'altra sul personale. Chi non la pensa come noi è automaticamente il nemico.
Eppure conosco anche donne eccellenti, solidali, capaci di fare rete con altre donne. Donne in grado di essere sorelle anziché rivali. Iniziamo per prima cosa a immedesimarci nell'altra. E se ha qualche caratteristica che suscita la nostra invidia, proviamo a emularla, invece di criticarla.
Ma soprattutto cresciamo figlie empatiche, in grado di avvicinarsi ad un'altra donna senza vedere per forza in lei una rivale. Che ne pensate?
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