Qualche giorno fa, uscendo dal nuoto, a Matilde sono venuti giù due lacrimoni. Mi manca tanto la danza, mi ha detto. E ora le mie scarpine saranno diventate troppo piccole e non potrò indossarle più. Io stavo guidando e mi sono sentita un peso dentro. Eppure l'avevo fatto per lei. Nuotare fa bene, doveva servire a farle passare la paura dell'acqua, e visto che le nostre estati sono sempre al mare, sarebbe stata più al sicuro, sapendo nuotare. E lei ci si era impegnata. Ogni martedì si metteva la cuffietta, sfidava le sue paure ed entrava in acqua. Ma lo faceva per me. Dopo ogni tuffo, ogni bracciata, la vedevo alzare la testina per controllare se l'avevo vista, se la stavo guardando, se era stata brava.
Poi un paio di giorni fa sono capitata a guardare un programma, che nella sua assurdità mi ha letteralmente ipnotizzato. Si chiamava Little Miss America. Ci sono madri che trascinano figlie recalcitranti a fare concorsi di bellezza. Mettono l'auto abbronzante, i denti finti, le extension. Le vestono come adulte in miniatura. Invece di farle giocare le costrigono ad ore di prove, con balletti di pessimo gusto e movenze che io, da adulta, mi vergognerei a fare. Parliamo di bambine di 4, 5, 10 anni. Che nelle camerette non hanno nemmeno un libro, ma solo corone e fasce. Che conoscono il valore dei soldi meglio di me, e pretendono dollari dai genitori per farsi riprendere e fare interviste. Parliamo di bambine non bambine, che preferirebbero stare a pescare e invece devono ballare e ancheggiare.
Niente di più lontano da me e Matilde. Eppure la faccia di quelle bimbe mi ha ricordato un riflesso negli occhi della mia. Il suo pensare: lo faccio per te.
Ecco, allora basta così. Per tutto il resto della vita ci saranno cose che dovrai fare per gli altri. Ma a 4 anni, se per essere felice bastano un body e un po' di musica, dobbiamo solo ringraziare Dio.
E si torna a danza.
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