Il post partum non è un periodo di tempo. Non lo puoi misurare con un orologio o un calendario. Il post partum lo misuri in respiri, in fitte, in lacrime, in improvvise ondate di gioia che ti assalgono quando prendi in braccio tuo figlio.
Il post partum è una condizione dello spirito e del corpo che riesci ad analizzare e capire solo aaaanni dopo esserci passata. Sempre se te lo ricordi. Perché a volte (tipo nel mio caso) il cervello deve aver analizzato una serie di cose dopo la nascita di Tommaso e deve essersi detto “Facciamo che queste le cancelliamo, sennò il secondo non lo farà mai più” ed è andata proprio così.
Cosa ho imparato dai miei post partum?
Ho imparato che le gente mente. Oppure parla a sproposito. Che tutti i “Il cesareo è una passeggiata” sono stati detti da chi non è mai stato tagliato in due fino all’utero, da chi non si è mai rimesso in piedi dopo un’operazione del genere, da chi non aveva da allattare un neonato mentre teneva a bada un duenne che cercava di saltare sulla pancia cucita da poco.
Ho imparato che non c’è vergogna che tenga davanti ad un bimbo che piange. Io, che non ho mai fatto un topless in vita mia, mi sono adattata con un lenzuolino ed ho allattato ovunque, pure in sala consiliare quando facevo l’assessore. Perché loro avevano fame ed era la cosa più importante.
Ho imparato che se ti manca l’empatia non devi parlare con una neomamma. Avrei un sacco e una sporta di cose da raccontare che mi hanno spezzato il cuore, dette da persone che probabilmente non avevano la minima idea di quello che mi stavano dicendo. Cose sul mio aspetto fisico, sul mio allattamento, su come crescevano i miei figli i primi giorni. Cose che adesso saggiamente considero incidenti di percorso, ma che all’epoca erano ogni volta traumi difficili da superare.
Ho imparato che il nostro corpo è fragile e dobbiamo prendercene cura. Che frase scontata, vero? Eppure adesso so che il mio corpo è prezioso, primo perché è mio, e poi perché ha permesso ai miei bambini di essere qui sani e forti. E quando ripenso a quel corpo martoriato che fa passi dolorosissimi gli direi: ok è fantastico, ce la farai. Ma adesso siediti e lasciati aiutare.
Ho imparato che il baby blues non è una leggenda, che esiste, devasta, acceca, fa sfiorire. Che richiede una lotta costante per non scendere in un pozzo dal quale serve tempo per tirarsi fuori e non annegare. Che se fuori dal tunnel c’è già un altro figlio ad aspettarti, camminerai più velocemente.
Ho imparato che non sei mai abbastanza preparato ad essere mamma e papà e restare coppia. Ti mettono un figlio amatissimo tra le braccia e poi via a casa. Le notti insonni, la depressione, gli spaventi perché a volte non sai come comportarti in certe situazioni, possono minare amori bellissimi.
Ho imparato infine che non sapevo niente dell’amore. Niente. Che non sapevo quanto fossi disposta a fare per un altro essere umano, finchè non mi hanno messo i figli tra le braccia. E allora sono scesa da quel letto e ho affrontato il dolore, me ne sono fregata della vergogna, dell’imbarazzo e di quello che diceva la gente, sono venuta a patti con le crisi di coppia e sono uscita da quel pozzo orrido.
Non abbiate paura: il post partum prima o poi finisce e arriva il resto della vostra vita. Fate tesoro di ogni emozione e di ogni sbaglio, perchè tanti significati li capirete solo poi.
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