"Perchè, mamma?" "Come è potuto succedere?"
Il 27 gennaio è il giorno in cui i figli chiedono risposte: ma non possiamo limitarci a parlare di seconda guerra mondiale e genocidi solo il 27 gennaio. Il percorso della memoria parte da lontano, ma deve andare di pari passo con l'età e la capacità di comprensione dei nostri figli.
Io ricordo ancora da bambina, quando il 27 gennaio era solo un giorno qualunque, mio papà che raccontava cosa succedeva nei campi di concentramento, ricordo le lacrime di mio zio, rastrellato dai tedeschi a 16 anni e tornato a casa per miracolo un anno dopo, che a ottant'anni ancora piangeva per quello che aveva vissuto, ricordo le immagini di certi libri che sembravano uscite da un film dell'orrore.
I bimbi non vanno spaventati, ma resi consapevoli
Da qualche anno, grazie anche all'importante percorso che stanno facendo alla scuola primaria, abbiamo iniziato a parlare di Shoah e di quello che avvenne con Tommaso e Matilde. Quando se ne parla con bambini ancora piccoli, non è facile raccontare i fatti, spiegare le modalità: ma ogni cosa va fatta con semplicità e senza scendere il particolari cruenti, insostenibili anche per noi adulti. Ci sono libri che aiutano ad avvicinarsi a questi temi, anche se è meglio che la lettura all'inzio avvenga con il sostegno di un'insegnate o di un genitore. Il Diario di Anna Frank, L'amico ritrovato, La stella di Andra e Tati, sono tutti testi adatti a questo scopo.
Anche i film, come la Vita è bella, possono permetterci di prendere per mano i nostri bambini e accompagnarli lungo il percorso della conoscenza.
Perchè parlare di Shoah ai nostri figli?
In Polonia vivevano un milione di bambini ebrei: alla fine della guerra ne restavano 5000.
Dall'Italia partirono 776 bambini: ne tornarono 25.
E poi i bambini con disabilità sterminati per purificare la razza ariana, i bambini slavi, rom, di qualsisi nazionalità invisa ai nazisti.
I bambini: come i nostri come quelli a cui la sera rimbocchiamo le coperte e diamo la buona notte. Per loro, e per tutti gli altri, dobbiamo continuare a seminare conoscenza, perchè dobbiamo mantenere il potere di non farlo succedere mai più.
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