Oggi, nel giorno dedicato ai bambini prematuri, lascio la parola a Mirella, mamma di Stella. Lei ci racconta il suo percorso, lungo 100 giorni, e iniziato con la nascita della sua bimba ad appena 26 settimane.
"Sono Mirella, ho 34 anni, un marito meraviglioso, un lavoro creativo, un cane di nome Axl, ma soprattutto sono la mamma di una guerriera di nome STELLA.
Stella è nata il 18 marzo 2016 alle ore 15.00 a 26 settimane di gestazione. Il 3° trimestre di gravidanza non so cosa e come sia, non so cosa voglia dire avere il pancione e nemmeno le caviglie gonfie, ma so esattamente cosa voglia dire il verbo LOTTARE.
Stella pesava 759 grammi ed era lunga 32 cm, come un righello che si porta a scuola. Era un pulcino nero ricoperto ancora da peluria bianca, le si contavano tutte le ossa e conosco a memoria tutte le sue vene. Era piccola, spaventosamente piccola, ma bella da morire! È nata per una corioamniosite, brutta parola che significa infezione.
Già dal parto ha fatto vedere a tutti di che pasta è fatta, ma soprattutto ha dimostrato di avere voglia di vivere: è nata spontaneamente e in posizione podalica. E io e mio marito Giuseppe, alle 15 di quel venerdì, siamo diventati i genitori di una lottatrice!
Sono diventata mamma senza sentire il pianto di mia figlia, senza vederla, senza annusarla, senza accarezzarla. Sono diventata mamma tra i suoni freddi dei macchinari, tra mascherine, copricapo e camici verdi, con le mani letteralmente spellate dal disinfettante. Ho accarezzato per 74 giorni un contenitore di vetro che accoglieva, come avrebbe fatto il mio grembo, la nostra bambina. Ho parlato per 74 giorni a mia figlia tramite un oblò dell’incubatrice. E cantavo, e la chiamavo, e le raccontavo che mamma e papà erano sempre lì con lei e per lei, e che la nostra vita è più bella da quando c’è.
Stella non era pronta, non poteva farcela da sola perché i suoi polmoni erano totalmente immaturi e così è stata rianimata e intubata nei primi minuti di vita e da lì ha superato crisi respiratore, combattuto infezioni, scongiurato operazioni, ha avuto bisogno di 5 trasfusioni di sangue e 70 giorni di ossigeno. Per essere più precisi ha avuto:
- distress respiratorio neonatale da malattie delle membrane jaline polmonari
- sepsi neonatale
-pervietà del dotto arterioso
-retinopatia
-sospetta iniziale enterocolite necrotizzante (NEC)
-broncodisplasia
-anemia
- reflusso gastro-esofageo
- ittero
Tutto questo fa paura, faceva paura. Perché essere genitori di bambini prematuri non vuol dire essere genitori di scriccioli di pochi etti, ma significa che ogni giorno è un giorno pieno di ansia e terrore, ma ancora di più pieno d’amore. Vuol dire sperare con tutto te stesso che prima o poi spunti una seppur fievole luce in fondo al tunnel, significa vedere lottare tua figlia con una forza che non pensavi mai potesse esistere al mondo, vuol dire vederla soffrire mentre è ricoperta da tubi. Significa salire su una giostra che non è per niente divertente. Vuol dire aver preso in braccio Stella dopo 68 lunghissimi giorni, aver sentito il suo profumo e il suo respiro sulla pelle dopo mesi. Ma soprattutto essere genitori di bambini prematuri, significa trovare la forza dai mille sorrisi che spuntano da quei minuscoli visini, quasi come se capissero che sta a loro dare coraggio a mamma e papà. Essere genitori di prematuri è qualcosa di meravigliosamente magico, è sentirsi stanchi, impauriti, impotenti e arrabbiati, ma splendidamente felici.
Stella è finalmente a casa con noi dal 25 giugno, a 100 giorni esatti dalla sua nascita. Oggi è una bimba sana, allegra, dispensatrice di sorrisi e ora è qui vicino a me che chiacchiera a modo suo.
se ho raccontato tutto questo è perché spero di infondere un po’ di coraggio a non mollare ai tanti genitori che vivono questa esperienza, perché è vero che la strada è lunga e difficile, ma la vittoria è magica! "
Mirella De Leonardis
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