Io che sono abituata a tracciare parole su di un foglio, stamattina osservo con curiosità quello che il tempo mi ha scritto in faccia. Dicono sia galantuomo, il Signor Tempo, ma non è così: perché i suoi segni li lascia bene in vista, laddove tutti li possono contare. E così mi osservo gli occhi e la bocca, e penso di aver molto riso e molto pianto. Nonostante tutto c’è una scintilla nello sguardo, una voglia di conoscere, di sapere, di giocare, che brilla più di prima.
E penso agli altri segni, al pacemaker sul petto, ai cesarei sulla pancia, tutti legati a filo doppio alla mia vita: la malattia che si è presa gioco di me e che adesso se ne sta addomesticata (ma non vinta) ai miei piedi. I figli con il loro amore assoluto, che ha spazzato via ogni cosa di quello che c’era prima. E poi ci sono i segni peggiori, quelli che stanno chiusi dentro al cuore, quelli che non si vedono ma fanno più male. Un bilancio negativo, quindi? Oh, no. A 38 anni mi sento così felice, così fortunata, che ho quasi paura di continuare a guardare in questo specchio, per il terrore che prenda vita e mi dica che qualcosa di brutto accadrà. Poi alle mie spalle compaiono i piccoli e l’uomo che amo: e allora capisco che non è il destino a scrivere la mia storia. Ormai sono io. Ed è tempo di riprendere in mano la penna e iniziare un nuovo capitolo. Perché diciamocelo, a 38 ormai è febbre…ma di vita!
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