Ieri c'è stata la condanna a 18 anni di carcere di Paolo Pietropaolo. Il reato di cui si è macchiato è orribile: ha tentato di bruciare viva l'ex compagna, incinta di 8 mesi.
Carla è sopravvissuta, e ha compiuto il miracolo di mettere al mondo Giulia, che è nata sana. Ma Carla è viva solo di nome: le terribili ferite che porta addosso non guariranno mai.
Ma al di là di tutto è la reazione della madre di Paolo, quella che mi fa riflettere. Ha detto che lui aveva perso la testa perchè lei, che lo aveva lasciato, si era rifatta una vita con un altro. Non voleva che quell'uomo sporcasse sua figlia. Ha detto che in fondo ancora la ama.
Ecco: cosa siamo disposte a dire e a credere, dei nostri figli, pur di non vedere come sono realmente?
C'è chi parlerà dell'amore di una madre.
Ma questo è un amore malato, che non costruisce una identità sana ma avvalla quella malata.
È la reazione (permettetemi il confronto) delle madri dei bulli che davanti alla violenza dei figli liquidano tutto come una ragazzata.
È la reazione delle madri degli stupratori che danno la colpa alla vittima che se l'è cercata.
Nessuno nega il dolore che sta vivendo quella donna. Ma io credo che quel dolore debba inchinarsi e debba tacere davanti a quello di Carla, che insieme alla figlia sono le vere vittime di questo atto.
E credo che l'unico modo per crescere bene i nostri figli sia di non ignorare i loro errori, di non mitigarli, ma di affrontarli insieme. Quali che siano le conseguenze.
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