La giovane età è spesso sinonimo di progresso e con progresso si intende tutto ciò che è nuovo e segue un ciclo dinamico. È ben risaputo che le relazioni per i giovani siano uno degli elementi principali del loro vivere; tra i compiti evolutivi della crescita rientra proprio l'instaurare rapporti interpersonali, al fine di costruire ed affermare la propria identità. Tuttavia, la situazione pandemica attuale ha portato a sperimentare difficoltà nella costruzione di nuove relazioni, mentre i social hanno dato ampio spazio al loro mantenimento. È possibile immaginare quanto ragazzi e ragazze abbiano risentito di tutto ciò. Nel percorso evolutivo, infatti, è compito dell'adolescente cercare la propria identità e del giovane adulto affermarla nella società. La pandemia però ha inevitabilmente separato le persone dai loro contatti soliti e si è ripercossa non solo sui legami sociali, ma anche su quei benefici che essi comportano.
Pensiamo, ad esempio, ai dispositivi di protezione individuale (DPI) e al loro rapporto con le emozioni, parte integrante delle relazioni. La loro componente sociale sono le espressioni, le quali emergono a seguito dell’attivarsi di fasce muscolari specifiche. Esse permettono di comunicare lo stato emotivo all’altro e l’instaurarsi di una relazione basata sull’empatia. L’arrivo dell’obbligo della mascherina ha inevitabilmente portato a coprire metà del volto. Eppure, poiché già in infanzia l’essere umano è in grado di riconoscere le emozioni solo attraverso l’espressione degli occhi, è stato possibile vedere bambini, anche molto piccoli, sorridere al sorriso altrui comparso sotto la mascherina!
La didattica a distanza e lo smart working, poi, hanno fatto da protagonisti in questo periodo. Si può dire che tali metodologie, seppur con le loro difficoltà, abbiano permesso il proseguimento delle carriere scolastiche e professionali. Certamente, tuttavia, l'opportunità di studiare o lavorare da casa è giunta in modo repentino ed obbligato, implicando alcune difficoltà ma, forse, aiutando anche a comprendere il valore dell’interazione e dando maggiore importanza ai legami dal vivo. Se da una parte quindi il Covid ha allontanato le persone dalla vita sociale, dall’altra parte le ha riavvicinate al valore delle relazioni stesse.
Basta pensare in questo senso alla rilevanza degli sport, soprattutto in età evolutiva: attività necessariamente interrotte nel periodo appena vissuto, stanno ora rifiorendo ed è sicuramente importante poterle sostenere!
In generale, i rapporti implicano vicinanza, ma la pandemia ha posto la distanza come punto cardine. Vi è comunque differenza tra distanza fisica e distanza sociale. La prima è un mero dato spaziale tra un individuo e l’altro, mentre la seconda è un’azione che può seguire motivi specifici. Tuttavia, tali distanze non negano la costruzione di relazioni bensì ne modificano la loro possibile interpretazione: quella fisica è necessaria in un’interazione sociale per garantire gli spazi vitali delle persone e in base ai metri, talvolta, possiamo anche ipotizzare il tipo di rapporto tra i comunicanti. Quella sociale invece, con riferimento alla pandemia, è un distanziamento forzato, obbligato che non lascia spazio alla naturalezza con cui l’essere umano costruisce legami sociali.
Quest’ultimo punto, in conclusione, lascia intendere che la relazionalità e l’entrare in contatto con l’altro possano essere qualcosa di spontaneo per il soggetto e che dunque, sebbene il Covid abbia portato al distanziamento, l’uomo sia un animale sociale che non rinuncia facilmente ai preziosi e importanti legami che arredano la sua vita.
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